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Voleva fare il neomelodico

Domenica sera ad Acerra. Una domenica di qualche anno fa. Con la solita folla. Il solito traffico. Antonio Invito aspetta la moglie insieme a suo figlio di 6 anni. È fermo in strada. Forse fuma nell’attesa. Dei killer lo raggiungono e gli sparano in un occhio. Senza preoccuparsi di nulla. Nè del figlioletto che vede il padre accasciarsi al suolo in un mare di sangue, nè della gente che c’era attorno. Quando arriva il tuo turno, non c’è niente da fare. È così in terra di camorra. Non sei  mai irraggiungibile. Prima o poi ti beccano e "paghi". Senza alcuna possibilità di scampo. Antonio aveva il vizio della polverina. La bamba lo faceva impazzire. Tanto che in passato aveva speso tutti i suoi risparmi per tirare. Aveva fatto rapine, aveva spacciato. E per questo era andato a finire in galera dove aveva ricominciato a cantare nel laboratorio interno per i detenuti. Scriveva pure su un giornalino, scriveva dei suoi sogni, di volersi rifare una vita e smetterla con quel mondo di merda. Ma non ce l’ha fatta. S’era messo in qualche brutto guaio che solo lui conosceva. In qualcosa di più grande di lui. S’è preso una pallottola in un occhio davanti al figlio. Chissà come crescerà questo bambino. Noi lo sappiamo, ma facciamo finta di niente. Giriamo la faccia dall’altra parte.

 

 

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